Dimensioni della cultura

 

Prendete un minuto per riflettere su come comunicate le vostre decisioni ai colleghi o come direste a una famiglia che presto verranno rimpatriati. Vi aspettate che qualcuno proveniente da un’altra cultura, che dovesse fare lo stesso, lo direbbe nello stesso modo?

Probabilmente rispondereste “no”. Come potremmo però comparare le azioni e le reazioni dei membri di una cultura in certe situazioni?

Una possibilità è quella di lavorare con le dimensioni della cultura. Le dimensioni della cultura si basano sull’ipotesi che esistano categorie universali del comportamento umano, comuni a tutte le persone, ma delle quali le culture mostrano manifestazioni specifiche quando si tratta di trovare soluzioni ai problemi (Layes, 2005; Thomas, 2010).

 

Le dimensioni della cultura offrono l’opportunità di fare osservazioni e classificazioni del comportamento culturale nazionale, che può essere utile per ottenere una comprensione generale. Esse forniscono la base per una riflessione riguardante i comportamenti, che ci potrebbero sembrare strani.

Sono state sviluppate varie dimensioni della cultura, con l’obiettivo di definire ed illustrare le differenti maniere con cui i membri di una cultura gestiscono le seguenti tipologie di problemi che tutte le culture incontrano. Le dimensioni della cultura qui descritte, sono tratte dai lavori dei più rinomati ideatori delle dimensioni culturali: Geert Hofstede, Fons Trompenaars, Edward T. Hall e il Globe Study.

 

Disclaimer: chiaramente c’è il rischio di stereotipare quando si prova a definire quali sono i comportamenti “tipici”. Bisogna però tenere a mente che le dimensioni culturali sono tendenze inconsce che si basano su ciò che può essere osservato e su quello che è normale per la maggioranza dei membri di una cultura. È importante ricordare di approcciarsi ad un’altra cultura, non guardandola attraverso le proprie lenti, ma osservandola in maniera neutrale, rimandando i giudizi.

 

Distanza dal potere

Sei abituato ad una struttura gerarchica nelle forze di polizia o nelle ONG? Ti rivolgi al tuo capo nella stessa maniera con cui lo fai con i tuoi colleghi?

Questa dimensione riguarda la misura con cui viene accettato, dai membri di una cultura, lo squilibrio di potere nelle relazioni sociali. Nelle culture caratterizzate da un’elevata “distanza dal potere”, un ampio divario tra coloro che detengono il potere e quelli che invece non ne hanno, viene tollerato e percepito come normale. Questo comporta la formazione di complesse gerarchie, difficili da penetrare.

Nelle culture con una bassa distanza dal potere, marcate differenze nella distribuzione del potere, sono percepite come una grave problematica e spesso combattute tenacemente. Ciò comporta di norma la formazione di strutture gerarchiche piatte e più facilmente penetrabili.

 

Bassa distanza di potere Alta distanza di potere
Organizzazione piramidale piatta Organizzazione piramidale alta
Leadership consultiva Leadership autoritaria
Le relazioni superiore-subordinato sono pragmatiche Le relazioni superior-subordinato sono estremizzate
  • La gerarchia è stabilita solo perchè una persona “deve essere il capo”
  • La gerarchia riflette la disuguaglianza esistenziale
  • Basso numero di supervisori
  • Elevato numero di supervisori

 

In alcuni settori come le forze di polizia, la dimensione “distanza dal potere”, si mostra nell’elevata differenziazione dei gradi, dei compiti e delle responsabilità. Può anche mostrarsi nella maniera con cui i membri del personale delle istituzioni si relaziona ai suoi clienti. In paesi con un’elevata distanza dal potere, queste persone possono mostrarsi meno educate e collaborative rispetto a paesi con una bassa distanza dal potere. In generale la dimensione si nota attraverso l’entità delle aspettative che i subordinati hanno nei confronti dei superiori e nella maniera con cui i superiori trasmettono le informazioni. In alcuni paesi, come quelli del Medio Oriente, ma anche in alcuni paesi mediterranei (come Francia e Italia), i subordinati si aspettano che i loro capi si comportino in maniera autoritaria.

 

Individualismo/Collettivismo

Quanto ti senti leale verso la tua famiglia, amici o istituzioni?

 

Questa dimensione riguarda l’estensione di quanto i membri di una cultura si considerino membri di un’entità collettiva e si sentano in dovere di agire per il bene comune. I membri delle culture collettiviste considerano se stessi come membri di un gruppo e cercano di allineare i propri obiettivi a quelli del gruppo. I membri delle culture individualiste considerano se stessi primariamente come individui autonomi e puntano a raggiungere i loro obiettivi personali indipendentemente dagli interessi del resto del gruppo.

 

Collettivismo Individualismo
Le persone agiscono per il bene del gruppo al quale appartengono Le persone agiscono perseguendo i propri obiettivi
Il gruppo/famiglia è il punto di riferimento Individual self as reference point
  • Tessuto sociale strettamente coeso
  • Tessuto sociale poco coeso
  • La responsabilità ricade sul gruppo
  • La responsabilità è individuale

 

La dimensione dell’ “Individualismo/Collettivismo” può essere osservata in alcune culture collettiviste, dell’Asia, Africa, Europa Orientale e Medio Oriente, attraverso la stretta coesione delle famiglie e dal modo in cui esse sono caratterizzate da un’elevata coesione e lealtà.

A volte la famiglia intera prende decisioni non prendendo in considerazione il bene del singolo membro e può accadere che tali decisioni vadano contro i desideri del singolo individuo. La famiglia può comportarsi in questa maniera per il bene dell’intero nucleo familiare. Questo può accadere ad esempio quando viene deciso che un membro debba emigrare in Europa, per cercare fortuna. In molti casi la persona che emigra, invia regolarmente del denaro per il sostentamento della famiglia. In questi casi la decisione della famiglia ha la precedenza sui desideri della singola persona.

 

Allontanamento dell’incertezza

Quanto vi sentite a vostro agio quando il processo di lavoro nella vostra stazione di polizia o istituzione sociale, non è per voi chiaro?

 

Questa dimensione mostra in quale misura le situazioni ambigue e poco chiare creino insicurezza e preoccupazione in una cultura. Per i membri di una cultura con un alto grado di allontanamento dell’incertezza, le norme che regolano la vita pubblica e privata, vengono seguite scrupolosamente. Situazioni prive di regole o poco chiare, producono un senso di disorientamento che può portare anche all’aggressività. Tutto ciò comporta la costruzione di sistemi sociali rigidi e complessi.

Per i membri di culture dal basso grado di allontanamento dell’incertezza, le norme che regolano la vita pubblica e private non hanno un’elevata importanza. Si reagisce con relativa facilità a situazioni poco chiare o caotiche. Tutto ciò comporta la formazione di sitemi di norme molto flessibili.

 

Basso allontanamento dell’incertezza Alto allontanamento dell’incertezza
Norme e regole hanno meno importanza nell’evitare problematiche inattese Norme e regole indirizzano le azioni per evitare problematiche inattese
Precisione e puntualità devono essere apprese e gestite Precisione e puntualità vengono naturalmente
  • Si deve apprendere a gestire il mantenimento dei registri
  • Mantenere i registri viene spontaneamente
  • Il potere dei superiori dipende dalla posizione
  • Il potere dei superiori dipende dal controllo delle incertezze e delle relazioni

 

I paesi caratterizzati da una bassa tolleranza per le situazioni poco chiare ed ambigue, mostrano questa dimensione attraverso l’adozione di regolamentazioni e strutture molto ben definite, con l’obiettivo di prevenire eventi inaspettati e quindi stressanti. Per esempio, processi come l’assegnazione ai migranti di alloggi o di corsi di lingua, possono essere più o meno strutturate.

I conflitti possono sorgere quando si scontrano differenti aspettative riguardanti una specifica situazione. In un contesto multiculturale, istruzioni chiare e semplici per i colleghi e collaboratori e regole e norme distribuite ai migranti appena arrivati, per esempio sia in forma cartacea che visibile come simboli e cartelli, possono rivelarsi utili se abbiamo a che fare con persone dalla bassa tolleranza all’ambiguità in situazioni caotiche e poco strutturate.

Ci possiamo inoltre aspettare che i membri del personale del centro di accoglienza, nel caso abbiano una scarsa tolleranza per l’ambiguità, facciano affidamento, nel relazionarsi con i migranti, su documenti scritti o materiali salvati sul computer. In questa maniera è possibile che investano poco tempo nel contatto diretto e nella conversazione con le persone che ne hanno bisogno. Mancando elementi come il contatto visivo o i gesti, è possibile che queste persone si sentano rifiutate o non prese sul serio e come conseguenza potrebbero perdere fiducia ed essere meno collaborative.

 

Egualitarismo di genere (Globe)

 

Quanti superiori donna hai nella tua istituzione?

Le culture gestiscono i generi e le disuguaglianze in maniere differenti: esse minimizzano la questione in misura differente.

 

Alto egualitarismo di genere Basso egualitarismo di genere
Nessuna visibile assegnazione tradizionale dei ruoli Visibile assegnazione tradizionale dei ruoli
Uguaglianza nell’educazione Livello più basso di educazione femminile
  • Donne in posizione di controllo
  • Poche donne in posizione di controllo
  • Ambizioni di carriera opzionali per uomini e donne
  • Ambizioni di carriera obbligatoriamente per gli uomini, opzionali per le donne

 

In alcune culture con basso egualitarismo di genere, come Germania, Austria ed alcuni paesi del Mediterraneo (es. Italia, Spagna), ma anche alcuni paesi del Medio Oriente (es. Turchia, Egitto, Iran), gli uomini hanno un ruolo dominante nella società.

Nel contesto del progetto Vocal in Need, questa dimensione si manifesta in una marcata divisione dei ruoli: gli uomini sono “naturalmente”, capi, direttori delle ONG, etc. – le donne sono “naturalmente” segretarie, assistenti, etc.

Gli uomini che provengono da paesi con un basso egualitarismo di genere, potrebbero non gradire di ricevere ordini da una donna in una posizione più alta. Dalla loro prospettiva, parrebbe loro un’inversione dei ruoli naturali e potrebbero assumere un comportamento nei confronti della donna, che potrebbe sembrare arrogante e irrispettoso.

 

Relazioni e regole: Universalismo/particolarismo (Fons Trompenaars)

Come agente di polizia o come operatore di ONG, immagina di essere di fronte ad una persona che ha bisogno del tuo aiuto. Aiuteresti questa persona anche se questo significasse disobbedire ad una regola?

 

Questa dimensione descrive fino a che punto una cultura ritiene che sia possibile definire regole generalmente accettate per la coesistenza umana e insistere sulla loro attuazione in qualsiasi circostanza. Mentre le culture universaliste sono convinte che ciò sia possibile, le culture particolariste si focalizzano molto di più sulle specifiche circostanze e rifiutano di seguire rigorosamente le regole.

 

 

Universalismo Particolarismo
Regole e norme non dipendono dal contesto Concentrarsi sulle situazioni attuali, sono possibili le eccezioni
Pone maggiore importanza agli accordi Pone maggiore importanza alle relazioni

 

Nel contesto del progetto Vocal in Need la dimensione ‘Universalismo – Particolarismo’ mostra, come esempio, la relazione fra personale di polizia/membri delle ONG e i migranti.

Nelle culture universalistiche, tutti i migranti sono uguali e vengono trattati in base al loro stato di migranti. Nelle culture particolaristiche, come alcuni paesi mussulmani, arabi e anche mediterranei, può accadere che i membri di questi si aspettino di essere favoriti o forse sono veramente favoriti dalle loro relazioni con il personale: l’ispettore capo potrebbe essere un buon amico o potrebbe perseguire qualche motivo personale. In tutti questi casi, le regole vengono costantemente rinegoziate in base alla priorità personale.

Il sistema particolaristico può sembrare incomprensibile e ingiusto ai membri delle culture universalistiche, specialmente se non c’è l’opportunità di accedere alla situazione privilegiata per essere anch’essi favoriti. Il sistema particolaristico può causare sentimenti di insicurezza, impotenza e rabbia. Per i membri delle culture particolaristiche, il rispetto della regola universalistica può sembrare incomprensibile e insopportabile. Può anche causare aggressività e risentimento.

 

Contesto alto/basso (Hall)

Quanto esplicitamente riferisci ai richiedenti asilo della mancanza di speranza della loro domanda di asilo? Quanto esplicitamente diresti a un collega che egli/ella ha commesso un errore?

 

Le culture di basso contesto dicono quello che pensano. Il punto focale del messaggio è nel significato letterale.

Le culture di alto contesto comunicano messaggi indiretti. È necessario leggere fra le righe e la comunicazione non-verbale è importante per decodificare correttamente i messaggi.

 

Culture di alto contesto Culture di basso contesto
Messaggi nascosti, sottintesi – molti elementi contestuali aiutano le persone a capire Messaggi aperti, espliciti – poche informazioni devono essere prese dal contesto
Molta comunicazione non verbale Minore importanza alla comunicazione non-verbale, maggiore concentrazione sulla comunicazione verbale
  • Reazioni riservate interiori
  • Scarsa concentrazione sul linguaggio del corpo
  • Forte senso della famiglia
  • Modelli di gruppo flessibile e aperto

 

Questa dimensione mostra, per esempio, in che modo i migranti comunicano i loro problemi o raccontano agli altri le loro esperienze.

I migranti provenienti da culture di alto contesto possono apparire riservati ed emotivamente distanti, dal punto di vista di una cultura di basso contesto. I membri di culture di alto contesto sono abituati a comunicare sentimenti ed emozioni come insicurezza e paura senza far riferimento direttamente alla situazione attuale. Questo stile di comunicazione può, agli occhi della cultura di basso contesto, apparire interminabile e complicato.

Le culture di basso contesto comunicano le informazioni, ad esempio riguardo allo stato della domanda di asilo, in una maniera diretta, senza “nascondersi” dietro metafore o altre retoriche. Agli occhi di quelle culture non abituate a questo, lo stile di comunicazione diretta potrebbe apparire scortese, offensivo o forse anche scioccante.

 

Il concetto di “faccia”

Il concetto di “faccia” non è definito come una dimensione culturale ma ciononostante sembra essere uno modello comportamentale che è generalizzato fra le culture. Sembra essere un modello universale, per il quale le culture sono arrivate a trovare soluzioni a loro modo nel corso del tempo.

‘Faccia’ è particolarmente associato alle culture asiatiche, specialmente cinese. Anche le società occidentali lo hanno – in un modo culturalmente adattato – ed in esse rappresenta il concetto di onore, prestigio, buona/cattiva presenza ed è connesso al concetto di vergogna e paura.

Nelle culture asiatiche, come in quelle occidentali, “faccia” implica l’idea di sè e come il sè, così come gli altri, possa beneficiare di un certo comportamento. La trasgressione delle regole sociali può condurre alla perdita della faccia.

Specialmente nelle culture asiatiche, le persone tendono ad agire in base all’idea di evitare la perdita della faccia (la propria o quella del partner) e a contribuire a guadagnare faccia (la propria o quella del partner), cosa che, di conseguenza, si riflette positivamente sulla propria immagine.

 

Può accadere che i migranti in alcune situazione possano apparire orgogliosi e presuntuosi. Queste sono situazioni nelle quali l’emozione latente può essere paura o vergogna, per esempio quando essi non hanno compreso ciò che ha detto la persona responsabile del rifugio o qualora essi siano in disaccordo con qualcuna delle istituzioni. Ammettere di non aver capito o di essere in disaccordo porterebbe non solo ad una perdita della loro faccia, ma anche di quella della persona a cui stanno parlando. Pertanto, talvolta è difficile ottenere una comunicazione concreta.

Sarebbe meglio per la persona responsabile del rifugio o per il personale di polizia cercare di immaginare e comunicare ciò che i migranti potrebbero sentire. Ciò potrebbe rendere ai migranti più facile esprimere le loro emozioni e pensieri.

Pregiudizi e Stereotipi

Prendetevi un minuto per pensare a qualcuno che proviene da un paese dell’Africa o dell’Asia e alle idee che associate loro.

Le associazioni che avete fatto, sono quello che di norma si definisce con il nome di “stereotipi”.

La letteratura di solito dice che gli stereotipi non sono nè positivi, nè negativi, ma strumenti a noi utili per orientarsi. Essi mitigano i nostri processi cognitivi, riducendo quello che percepiamo e fornendo delle categorie intellettuali. In questo senso uno stereotipo fornisce una stima neutrale di valore.

Un pregiudizio, d’altra parte, è (quasi sempre) una valutazione negativa di una persona, di un gruppo, di un paese, etc. Esso include (nella maggior parte dei casi) sentimenti negativi (Mast & Schmid Mast 2007). È importante tenere a mente che esistono anche pregiudizi positivi, ma questi comportano il prodursi di situazioni critiche meno di frequente.

Possiamo provare ad evitare gli stereotipi ed i pregiudizi:

 

  • imparando ad essere consapevoli di essi e
  • contrastarli analizzando la situazione interculturale obiettivamente.

(Vedi Mast and Schmid Mast, 2007, che lo descrive in maniera simile)

Come evitare i conflitti interculturali

Prendetevi un minuto per riflettere: se un agente di polizia agisce in maniera autoritaria – questo riflette la sua personalità? Se uno straniero è sorridente ed amichevole – questo riflette la sua cultura? Quando una persona parla a voce alta – tale comportamento è semplicemente dovuto alla sua personalità?

 

Quali elementi influenzano le nostre azioni e reazioni?

 

Come agiamo e reagiamo non è esclusivamente legato alla nostra personalità, nè alla situazione che stiamo vivendo e neppure può essere spiegato solo in base al contesto culturale. Le nostre azioni sono il risultato di vari fattori concomitanti:

  • la posizione individuale,
  • la situazione e
  • il contesto culturale.

(osservate il triangolo di assegnazione: Fachstelle für Internationale Jugendarbeit der Bundesrepublik Deutschland e.V., n.d.)

Come gestire le incomprensioni interculturali

È importante tenere queste cose a mente se vogliamo comprendere le motivazioni di un’incomprensione con una persona proveniente da un altro paese.

 

Potrebbe essere utile seguire i seguenti passi quando sorge una problematica di carattere interculturale:

  • Osservare la situazione attivamente.
  • Descrivere la situazione a voi stessi o a qualcun altro.
  • Ricordare che in un altro contesto, in un’altra cultura, la tua esperienza del momento potrebbe avere totalmente un altro significato.
  • Non giudicare quello che vedi, ma prova a capire cosa quel comportamento voglia veramente dire in quella cultura.
  • Ascolta attentamente, poni domande e sii consapevole che la tua “mappa” culturale ti porterà automaticamente a filtrare ed interpretare quello che ascolti.
  • Prova a comprendere i valori, le credenze e gli atteggiamenti dei membri di altre culture.
  • Stabilisci rapporti trovando punti in commune.
  • Salvare la faccia – rispettare gli altri e farsi rispettare.
  • Sviluppare soluzioni di assoluto guadagno per entrambe le parti (WIN-WIN).

Applicare questi passaggi vi aiuterà a comprendere le altre culture, evitando di giungere a conclusioni affrettate. Come affermato da Alexander Thomas, “un certo grado di buona volontà e l’abilità di riflettere sugli incontri di ogni giorno con persone differenti da noi, sono necessarie per sviluppare una consapevolezza nella conoscenza interculturale ed infine comprendere i fattori caratterizzanti l’appropriato comportamento da tenere negli incontri interculturali (abilità interculturali applicate). Questo costituisce la competenza interculturale”(Thomas 2010, 11).

Il Modello ad Iceberg: una maniera chiara per visualizzare una cultura

La cultura può essere paragonata ad un iceberg, con una parte visibile ed una invisibile, celata sotto la superficie dell’acqua. La parte visibile corrisponde alle aree di una cultura che sono visibili da un punto di vista fisico.

Quali elementi assegneresti alla parte visibile e quali alla parte invisibile dell’iceberg?

Visibile

Invisibile

  • musica
  • vestiti
  • architettura
  • linguaggio
  • cibo
  • gesti
  • pratiche religiose
  • credenze religiose
  • regole di comportamento
  • approccio nei confronti della famiglia
  • motivazioni
  • tolleranza alle accuse
  • attitudine alle regole
  • stili di comunicazione

 

Nessuno degli elementi visibili può essere pienamente compreso senza capire i fattori scatenanti che vi si celano dietro e questi sono nascosti nella parte sommersa dell’iceberg. Sono questi elementi invisibili che rappresentano le cause sottostanti di ciò che compone la parte visibile. Quindi, quando pensiamo ad una cultura, la parte inferiore dell’iceberg includerà elementi come le credenze religiose, regole di comportamento, approccio nei confronti della famiglia, motivazioni, tolleranza alle accuse, attitudine alle regole, stili di comunicazione, confidenza con il rischio, differenza tra pubblico e privato, differenze di genere, etc.

Un comune esempio è rappresentato dalla differente concezione del ruolo dei sessi, che può tradursi, nei membri di alcune culture, specialmente di quella mussulmana, nella riluttanza ad accettare le donne in posizioni di comando.

 

Se tutti abbiamo il nostro “iceberg”’

Forse riusciremo a capire meglio il concetto iniziando a chiederci cosa conosciamo del nostro iceberg culturale.

 

Per favore ponete a voi stessi le seguenti domande:

  • Cosa significa per te quando qualcuno con cui hai un appuntamento, è in ritardo – è mancanza di rispetto o semplice casualità?
  • Se qualcuno ti dice in maniera diretta che stai sbagliando – trovi la cosa utile o ti senti offeso?
  • Una piccola chiacchera all’inizio di un incontro – è importante per te per stabilire una buona atmosfera, o è semplicemente un incubo necessario?

 

Avrai probabilmente notato che non è semplice rispondere a queste domande. Non esiste un chiaro “vero” o “falso”. Quello che appare giusto a te, non lo è necessariamente per qualcun altro che legge queste domande.

 

Le domande mirano ai nostri valori, attitudini, abitudini di comunicazione e modo di pensare. Sono tutti elementi fondamentali della nostra cultura che abbiamo assimilato fin dalla nascita.

In base alla nostra cultura, interpreteremo il comportamento visibile delle altre persone in maniera differente: ci sembrerà più o meno strano, accettabile o inaccettabile. I conflitti interculturali spesso sorgono, non perchè quello che vediamo differisca dalle nostre aspettative, ma perchè scatena qualcosa che ci disturba nel profondo, ad un livello emozionale e subconscio.

Ricordate il modello ad Iceberg? I conflitti interculturali sorgono quando uno o più degli elementi nascosti collidono.

Definizione: cos’è la cultura?

Immaginate di dover abbandonare il vostro paese a causa di persecuzioni politiche o della guerra. Dopo un lungo viaggio arrivate finalmente in un paese straniero. Come vi sentireste? Cosa pensereste di fare per portare avanti la vostra vita in questo nuovo contesto?

Probabilmente vi sentireste persi e cerchereste di trovare qualche punto di riferimento, qualcosa di familiare che potrebbe aiutarvi a trovare la vostra strada. Questi punti che vi sembreranno familiari, sono elementi suggeriti dalla vostra cultura. Con il tempo il processo di comprensione ed adattamento, vi permetterà di accettare ed eventualmente assimilare, gli elementi della cultura che più si adattano a voi.

 

Ci sono numerose definizioni di cultura. Nel 1952 Kroeber e Kluckhohn contarono più di 150 definizioni di “cultura” (Kroeber & Kluckhohn, 1952). Di seguito riportiamo alcune delle più famose.

La cultura è…

  • …la parte dell’ambiente creata dall’uomo (Harry Triandis)
  • …una programmazione collettiva della mente (Geert Hofstede)
  • …la maniera in cui un gruppo di persone resolve i problemi (Fons Trompenaars)
  • …un Sistema di orientamento che definisce la nostra percezione di normalità (Alexander Thomas)
  • … un concetto confuso (Jürgen Bolten)

 

La cultura come sistema di orientamento

In accordo con quanto detto da Alexander Thomas, la cultura ci fornisce un sistema di orientamento specifico di una determinata nazione, società, organizzazione o gruppo. Tale sistema, definendo ed influenzando la nostra percezione, la nostra maniera di pensare, i nostri valori ed azioni, ci fornisce uno strumento per trovare intuitivamente la nostra strada nel mondo. Esso è basato su specifici simboli (linguaggio, gesti, modo di vestire, convenzioni nel salutare, etc.) e si tramanda di generazione in generazione, creando un senso d’identità di gruppo e dando senso a quello che vediamo, percepiamo e facciamo.

Il sistema di orientamento ci fornisce delle opportunità e delle motivazioni comportamentali ed al contempo definisce le “condizioni ed i limiti” per il nostro comportamento (Thomas, 2010). Per i migranti che giungono in un nuovo paese, questo comporta il fatto di scontrarsi con un nuovo sistema di orientamento, nuove regole implicite ed esplicite, nuovi stili di comunicazione, il che può rappresentare un processo stressante, specialmente poichè inconsciamente le persone si aspettano che i migranti assimilino la cultura prevalente.

 

Culture confuse

A causa della globalizzazione e del nuovo fenomeno migratorio, le società moderne potrebbero non essere più paragonabili a quelle omogenee del passato. Una delle caratteristiche di queste nuove culture è rappresentata da un forte orientamento verso i contatti sociali e le prassi (Bolten, 2013). La cultura prende forma sopra una rete di interrelazioni tra le persone e le culture di gruppo. In questo senso la cultura diviene “confusa” (Bolten, 2013). Non possiede limiti ben definiti. Le persone sono parte di più di un solo gruppo e sono partecipi di vari gruppi culturali. Per questo motivo essi trasfericono costantemente elementi dagli altri gruppi culturali di cui fanno parte, con ogni nuovo gruppo con cui entrano in contatto. Il risultato di questo fenomeno è la struttura eterogenea che possiamo osservare nelle società moderna.

Ad ogni modo le culture possono essere percepite come più o meno omogenee/eterogenee, a seconda di quanto le osserviamo da vicino. Tanto più vicino sarà il nostro punto di vista, tanto maggiore il numero di differenze che potremo notare nella società.

Il Modulo 5 fornisce informazioni rilevanti, per quanto riguarda tutti gli scenari descritti negli altri moduli. In ognuno degli scenari proposti, riveste un’elevata importanza l’aspetto interculturale, che emerge nell’interazione tra i migranti e le forze di polizia, il personale di sicurezza, gli insegnanti, consulenti, etc. Si assiste all’incontro tra differenti culture, con i propri valori, attitudini, credenze e questo può spesso portare a delle incomprensioni. Il Modulo 5 mira a sensibilizzare i professionisti a prendere in considerazione gli aspetti culturali che possono influire sulla comunicazione e rappresenta inoltre una fondamentale integrazione ai Moduli 1-4 incentrati sul linguaggio e la comunicazione.

 

L’obiettivo del modulo è di:

  • fornire contenuti base utili per conoscere e comprendere le varie culture,
  • porre attenzione alle appropriate sezioni di ricerche interculturali come quelle di: Geert Hofstede, Fons Trompenaars, Edward Twitchell Hall, Alexander Thomas ed il Globe Study,
  • illustrare la dimensione interculturale attraverso esempi e casi studio,
  • incoraggiare i professionisti a considerare gli aspetti interculturali nelle loro interazioni con migranti e stranieri,
  • dare una serie di consigli di carattere comportamentale, basati sull’aspetto culturale, importanti per coloro che utilizzeranno Vocal in Need.

Il Modulo di Formazione interculturale Vocal in Need, si struttura in tre parti:

  1. Introduzione generale alla cultura
  • Definizione di cultura
  • Modello Iceberg di una cultura
  • Come evitare conflitti interculturali
  • Pregiudizi e stereotipi
  • Dimensioni di una cultura
  1. Casi studio
  • La Bicicletta
  • Subbuglio al centro rifugiati
  • Sessione di coaching individuale
  1. Conoscenza interculturale

Da dicembre 2018 ad aprile 2019 la partnership ha condotto un sondaggio nei propri paesi sul settore del gruppo di riferimento. Attraverso questi sondaggi con il personale della sicurezza e il personale delle agenzie che forniscono servizi di integrazione, sono stati in grado di scoprire quali sfide affrontano i destinatari quando trattano con rifugiati / migranti e come possono superarle.

Grazie ai dati raccolti, i partner hanno potuto trasferire le informazioni di tutti e cinque i moduli (linguisticamente e culturalmente) nella propria lingua e al proprio contesto nazionale. In totale, sono state ricevute 96 risposte al sondaggio VIN (80% di quelle pianificate). Secondo il profilo, la maggior parte degli intervistati è stata docente (28 persone) e coach / consulente (15 persone).