Il 4° e ultimo incontro transnazionale del progetto Vocal in Need è stato ospitato nel dipartimento della polizia di Dresda (DE) da Hochschule der Sächsischen Polizei il 12 settembre 2019.

Questo incontro transnazionale è stato l’occasione per tirare le fila sul progetto e discutere su piccole questioni aperte in tutte le opere dell’ingegno, nonché per esaminare gli esiti della fase sperimentale al fine di verificare cosa deve essere corretto nei moduli formativi online e nell’App Mobile Assistant.

Dopo aver discusso sulle ultime questioni amministrative del progetto, sono stati organizzati gli ultimi dettagli per la realizzazione della conferenza finale.

Per concludere, i partner hanno condiviso idee per un follow-up di questo progetto e per nuove collaborazioni per la scadenza di Erasmus + del prossimo anno.

Durante il meeting il partenariato ha deciso sulla versione finale dei prototipi dei moduli formativi e sugli ultimi passi per finire la loro traduzione e localizzazione al contesto nazionale dei paesi partner. Inoltre, il partenariato ha discusso sulla struttura e sul layout dei moduli formativi online e dell’app “Mobile Assistant” e ha pianificato un calendario per testare i materiali realizzati.

Un giovane dell’Afghanistan sta andando in bicicletta. Sta andando alla moschea per le preghiere del venerdì. Sta percorrendo una pista ciclabile in senso contrario al flusso del traffico, lungo una strada principale a tre corsie. In lontananza una macchina della polizia si sta lentamente avvicinando. Il giovane accelera, ma non ha la possibilità di evitare di imbattersi nella polizia. La macchina della polizia si ferma e lo richiama.

Due agenti di polizia escono dalla macchina, un uomo e una donna. La donna è l’ufficiale in carica. Lei chiede al giovane se non si fosse accorto che stava guidando dalla parte sbagliata. Le macchine stanno andando verso di lui, quindi dovrebbe usare il lato opposto. Il giovane le dà una rapida occhiata e si dirige verso la sua bicicletta, borbotta qualcosa, e si prepara a guidare. La poliziotta gli intima di fermarsi e ripete la sua osservazione che lui stava guidando dalla parte sbagliata. Questa volta il giovane uomo si gira verso il collega di lei e gli dice che stava guidando su una pista ciclabile, non capisce quale sia il problema. Deve andare, altrimenti farà troppo tardi per le preghiere del venerdì. L’ufficiale di polizia uomo fa un passo avanti ma non dice nulla. L’agente di polizia donna dice che guidare contro il flusso del traffico non è permesso perché può essere pericoloso. Comporta una multa di 30 euro. Inoltre gli chiede i documenti. Il giovane si rivolge di nuovo al collega uomo e con riluttanza consegna i suoi documenti a lui. La poliziotta chiede al giovane se vuole pagare la multa sul posto o se lui preferisce aspettare la fattura inviata per posta. Il giovane, guardando in lontananza, decide di pagare direttamente. L’agente di polizia donna, cercando di non mostrare la sua frustrazione, scrive la multa e la consegna al giovane, che la prende e la paga senza dare un’occhiata all’ufficiale in carica nemmeno una volta.

 

Perché pensi che il giovane abbia reagito nel modo descritto? Si prega di leggere le possibili risposte e di scegliere la più plausibile. Possono essere date più di una risposta.

Una sera, ci fu un grande trambusto in un centro per rifugiati in un paese di lingua tedesca. Un gruppo di 20 rifugiati nordafricani era molto agitato ed emotivo. Il rumore del gruppo che parlava a voce alta poteva essere sentito in tutto il centro. Il giovane assistente sociale di turno fu sorpreso dall’improvviso aumento del rumore e andò a vedere cosa fosse successo. Molti dei rifugiati gli spiegarono nervosamente che uno dei loro compagni aveva ricevuto l’avviso ufficiale che sarebbe stato rimandato nel suo paese di origine e che erano molto turbati da questo. L’assistente sociale incaricato non fu in grado di calmare il gruppo. Più cercava di spiegare la situazione a tutto il gruppo, più i rifugiati si stavano arrabbiando. L’assistente sociale non fu più in grado di gestire la situazione. Sentiva che non poteva comunicare più con nessuno a causa della confusione nella stanza. Alla fine chiamò la polizia.

 

Perché pensi che il giovane assistente sociale non sia riuscito a controllare la situazione? Si prega di leggere le possibili risposte e di scegliere la più plausibile. Possono essere date più di una risposta.

Una mattina un giovane proveniente da un paese del Medio Oriente entra in un centro di consulenza per migranti per far valutare le proprie competenze e farsi aiutare a definire i propri obiettivi personali. Lui è molto desideroso di partecipare ad un programma di formazione linguistica e professionale. Non è la prima volta che parla con il suo consulente ma non è mai stato così serio riguardo ai suoi obiettivi come lo è ora. Bussa alla porta, entra nella stanza e saluta il consulente. Il consulente lo risaluta e gli chiede di sedersi. Il giovane si siede ma invece di aspettare che il consulente si metta a lavoro, il giovane gli chiede come sta e come sono state le sue vacanze. Aveva notato che il consulente era assente perché aveva visto un biglietto sulla porta una settimana prima, quando gli era capitato di passare. Il consulente rimane un po’ sorpreso di essere interpellato riguardo le sue vacanze. Ciò nonostante lui risponde che le sue vacanze sono andate molto bene. Questo incoraggia il giovane a chiedere in più dove sia stato per le sue vacanze e di chiedergli se fosse stato via da solo o con la sua famiglia e quanti anni avessero i suoi figli. La sorpresa del consulente si trasforma lentamente in irritazione. Ha l’impressione che il giovane voglia sapere tutto della sua vita privata e non sa come fermarlo.

 

Perché pensi che il giovane faccia così tante domande? Si prega di leggere le possibili risposte e di scegliere la più plausibile. Possono essere date più di una risposta.

Informazione interculturale sul caso studio “La Bicicletta”

Nelle società mussulmane l’uomo occupa di norma una posizione di maggiore importanza rispetto alla donna. La ragione di questo è da ricercarsi negli scritti del Corano (Sura 4, 34), che attribuiscono all’uomo maggiore talento personale e la capacità di mantenere e sostenere economicamente la donna. Di conseguenza la supremazia dell’uomo sulla donna è decretata divinamente.

Questo significa che le ragioni fornite nella domanda 1, molto probabilmente non sono il motivo del comportamento del giovane uomo. Il comportamento del giovane uomo è dovuto alle sue credenze religiose che gli rendono difficile accettare l’autorità di una donna. Nella sua concezione il collega uomo “deve” avere una posizione superiore.

Le culture mussulmane hanno la concezione che l’onore dell’uomo e della donna debbano essere preservati in qualsiasi circostanza. Una donna onorabile deve comportarsi in maniera remissiva (Sura 24, 31), nell’ottica di non provocare l’uomo (sessualmente). Secondo la concezione mussulmana, una donna che parla troppo apertamente con un uomo estraneo, compromette il proprio onore e quello di suo marito oltre a rovinare la propria reputazione.

Nel caso studio “La Bicicletta”, questo significa che il tema riguardante il genere che troviamo nella domanda 3 è chiaramente la vera causa del conflitto. Agli occhi del giovane uomo, l’agente di polizia donna, che agisce secondo il codice di condotta previsto per i membri delle forze di polizia occidentali, probabilmente non è una donna onorevole, poiché si comporta in maniera contraria alla concezione dell’onore femminile. Il suo comportamento potrebbe riflettere la negativa e stereotipata immagine della donna occidentale, che alcuni uomini mussulmani hanno, poiché questa non soggiace alle regole religiose stabilite. Ci potrebbe però essere un’altra spiegazione.

Nelle società mussulmane è necessario seguire un rigido codice di condotta. Il contatto visivo e fisico tra un uomo mussulmano e una donna che non appartiene alla sua famiglia è estremamente raro. Anche una stretta di mano può essere compromettente. Nelle culture mussulmane è sempre la donna che decide se stringere la mano ad un uomo. Nel caso studio “La Bicicletta” il giovane uomo potrebbe comportarsi in quella maniera, in accordo con il suo codice di condotta. In questo caso il fatto di non guardare l’agente di polizia donna, potrebbe indicare una forma di rispetto nei suoi confronti.

La religione mussulmana si basa su cinque pilastri: l’affermazione della fede, preghiera, carità, digiuno (Ramadan) ed il pellegrinaggio alla Mecca.

I praticanti della religione mussulmana dovrebbero pregare cinque volte al giorno. È libertà dell’individuo scegliere i momenti per farlo, in accordo con i suoi altri impegni giornalieri. Molti mussulmani attribuiscono particolare importanza alle preghiere del venerdì, soprattutto se non hanno avuto l’opportunità di pregare come avrebbero dovuto durante la settimana. È possibile che anche questa sia una spiegazione plausibile per il comportamento del giovane mussulmano proposto nel caso studio (domanda 2).

 

 

Inoltre è comprensibile che il giovane uomo fosse in uno stato di stress emotivo (domanda 4) e potrebbe essere la ragione per la quale si rivolge solo all’agente di sesso maschile. Tuttavia la “questione di genere” che abbiamo spiegato poco sopra è molto probabilmente il vero motivo del suo comportamento.

Consiglio:

  • Non prendere sul personale il comportamento – potrebbero esserci delle ragioni culturali.
  • Accetta che in altre culture la questione del genere è affrontata in maniera differente.
  • Accetta che in altre culture la religione viene praticata in maniera differente.
  • Non perdere la sicurezza nei confronti del tuo ruolo professionale e del tuo status.
  • Rimanere calmi e tenere a mente le differenze culturali riguardanti il genere.

 

Informazione interculturale sul caso studio “Subbuglio al centro rifugiati”

È improbabile che l’assistente sociale non riuscisse a farsi ascoltare dal gruppo in agitazione a causa del tono troppo basso della sua voce (domanda 1) o perché non ci provasse con il dovuto impegno (domanda 2).

La dimensione culturale del “collettivismo-individualismo” riveste un ruolo importante nel contesto del caso studio “Subbuglio al centro rifugiati”. Nel Nord Africa, in paesi come Marocco, Algeria e Tunisia, così come in molti paesi del Medio Oriente, il collettivismo riveste un’importanza maggiore rispetto ad esempio a paesi come Polonia, Germania e Austria.

In molte culture collettiviste, il gruppo e gli interessi del gruppo valgono più dei desideri e delle aspettative dei singoli individui. Quest’ultimi si identificano con ed attraverso il gruppo. Inoltre, l’annunciato rimpatrio di uno dei rifugiati riguarda l’intero gruppo e non solo un singolo membro di esso. Questa è probabilmente la ragione per cui nel caso studio “Subbuglio al centro rifugiati” l’intero gruppo è turbato.

Nelle culture collettiviste caratterizzate da strutture d’autorità fortemente definite, come ad esempio in Nord Africa, alcuni individui occupano una posizione più elevata nella scala sociale e vengono rispettati come autorità. In molte culture collettiviste e gerarchiche, come ad esempio alcune arabe ed africane, una forte autorità tribale possiede il potere decisionale ed il ruolo di portavoce del gruppo. Dal momento che l’assistente sociale del caso studio “Subbuglio al centro rifugiati”, non è un membro del gruppo, è molto probabile che manchi della dovuta autorità in quello specifico contesto (domanda 3).

Nel caso studio “Subbuglio al centro rifugiati”, la comunicazione sarebbe probabilmente stata più semplice se fosse passata attraverso la persona con la più alta autorità all’interno del gruppo. Nell’esempio l’assistente sociale avrebbe potuto provare a prendere da parte la persona più rispettata del gruppo e spiegargli la situazione. Questa persona avrebbe potuto poi spiegare la situazione al resto del gruppo. In questo contesto emerge come l’assistente sociale molto probabilmente manchi delle adeguate capacità di comunicazione (domanda 4).

 

Un altro aspetto è rappresentato dal fatto che nei paesi del Nord Africa, come il Marocco, le situazioni ambigue scatenano un alto livello di stress. L’annuncio del rimpatrio è di per sè una situazione poco chiara e stressante – ancor di più per culture con un basso livello di tolleranza nei confronti dell’ambiguità. Anche quest’aspetto spiega in parte il subbuglio generatosi all’interno del gruppo. Nel momento in cui la situazione diviene più chiara (grazie alle informazioni fornite dall’autorità del gruppo), l’intero gruppo si calma.

Consiglio:

  • Determinare chi è la persona con la maggiore autorità all’interno del gruppo, per esempio individuando chi è il soggetto più anziano o quello al quale il gruppo fa riferimento.
  • Comunicare solamente con il soggetto che sembra avere la maggiore autorità all’interno del gruppo.
  • Cercare di essere quanto più possibile rassicurante.

 

Informazione interculturale sul caso studio “Sessione di couching individuale”  à sezione consigli su aspetti culturali

In alcuni paesi come quelli del Medio Oriente, ma anche quelli dell’Europa dell’Est, le persone sono abituate a comunicare ad un livello più personale. In altri paesi, come ad esempio la Germania, le persone sono più orientate all’adempimento dei loro compiti e doveri. In questi paesi la comunicazione riguarda principalmente gli obiettivi da raggiungere e secondariamente la costruzione di relazioni.

Ad esempio in paesi dove la comunicazione è maggiormente incentrata sul costruire buone relazioni, è importante inizialmente stabilire un contatto personale, prima di spostare la discussione su argomenti seri o parlare d’affari. Questa era molto probabilmente l’intenzione del giovane uomo del caso studio (domanda 3). Questi ha provato a stabilire una relazione personale con il suo consulente ed è per di più molto poco probabile che il giovane uomo non rispetti il counselor (domanda 2).

Al contrario, essendo l’incontro molto importante per il giovane uomo, egli ha fatto del suo meglio per essere amichevole, anche ponendo molte domande su argomenti che potrebbero essere percepiti come troppo privati. Il fatto che un argomento venga percepito come privato o meno è spesso dipendente dal contesto culturale dal quale il soggetto proviene. Alcune culture arabe ed africane hanno uno schema di saluto molto formale e complesso, composto da domande rituali spesso riguardanti la famiglia, la salute ed in generale il benessere. È molto probabile che il giovane uomo abbia adottato tali schemi comunicativi, reputandoli i più idonei per una situazione per lui così importante (domanda 4).

Il consulente, d’altra parte, probabilmente preferiva terminare quello che stava facendo, prima di dedicare la sua piena attenzione al giovane uomo. Se il counselor fosse stato più esperto, avrebbe forse colto l’occasione per porre alcune domande in risposta, per dimostrare educazione ed al contempo raccogliere qualche informazione aggiuntiva riguardante il giovane uomo. Questo avrebbe permesso di accrescere il livello di fiducia e cordialità da entrambe le parti.

Consiglio:

  • Accettare il fatto che alcune domande che potrebbero sembrarti “private” potrebbero essere semplicemente una forma di educazione in altre culture.
  • Ricordare che altre culture hanno differenti schemi di comunicazione, che potrebbero apparire strani.
  • Provare a rispondere ponendo lo stesso tipo di domande. La tua controparte potrebbe ricambiare con apertura e fiducia.

 

Bolten, J. (2013), “Fuzzy Cultures: Konsequenzen eines offenen und mehrwertigen Kulturbegriffs für Konzeptualisierungen interkultureller Personalentwicklungsmaßnahmen”. In: Mondial: Sietar Journal für interkulturelle Perspektiven (2013), pp. 4-10.

Frank, Hannes (2016), Interkulturelle Kompetenz in der Polizeiausbildung: Zwischen Theorie und praktischen Möglichkeiten, Reihe: Polizeiwissenschaftliche Analysen, Bd. 29, Frankfurt/Main: Verlag für Polizeiwissenschaft.

Franzke, Bettina, Shvaikovska, Vitalia (2016), Interkulturelles Training in einer Einwanderungsgesellschaft: 55 Critical Incidents für die Arbeitsfelder Jobcenter, Kommunalverwaltung, Kunst und Polizei, Bielefeld: wbv Media.

Franzke, Bettina (2017), Interkulturelle Kompetenz und verantwortungsvolles Handeln in der Flüchtlingshilfe: Ein Praxisbuch für ehrenamtlich Engagierte, Mannheim: Wellhoferverlag.

Hall, E. T. (1976). Beyond Culture. New York: Anchor Books.

Hecht-El Minshawi, Beatrice, Kehl-Bodrogi, Krisztina (2004), Muslime in Beruf und Alltag verstehen. Business zwischen Orient und Okzident. Wichtige Infos in Englisch, Weinheim/Basel: Beltz Verlag.

Hofstede, G. and Hofstede G.J. (2009), “Die Regeln des sozialen Spiels”. In: G. Hofstede and G.J. Hofstede, ed., Lokales Denken, globales Handeln. 4th ed. München: Deutscher Taschenbuch Verlag, p. 2.

House, R. J. (2011), Culture, Leadership, and Organizations: the GLOBE study of 62 societies. 5th ed. Thousand Oaks, California: Sage.

Kabasci, Kirstin (22006), Kulturschock. Kleine Golfstaaten. Oman, Bielefeld: Reise Know-How Verlag Peter Rump GmbH.

Mast, K.J., Schmid Mast. M. (2007), “Stereotyp und Vorurteil“. In: J. Straub et al., ed., Grundbegriffe – Theorien – Anwendungsfelder. 1st ed. Stuttgart and Weimar: J.B. Metzler, pp. 69 – 76.

Meyer, Erin (2014), The Culture Map, New York: Public Affairs.

Schönpflug, Ute (2005), “Migration und Integration”. In: A. Thomas, E.-U. Kinast and S. Schroll-Machl, ed., Handbuch Interkulturelle Kommunikation und Kooperation, vol. 1, Göttingen: Vandenhoeck & Rupprecht, pp. 328-???

Thomas, A. (2005), “Kultur und Kulturstandards”. In: A. Thomas, E.-U. Kinast and S. Schroll-Machl, ed., Handbuch Interkulturelle Kommunikation und Kooperation, vol. 1, Göttingen: Vandenhoeck & Rupprecht, pp. 19-31.

Thomas, A. (2010), “Culture and Cultural Standards”. In: A. Thomas et al., ed., Handbook of Intercultural Communication and Cooperation, 2nd ed., Göttingen: Vanderhoek & Rupprecht, p. 22.

Triandis, H. C. (2002). “Subjective culture”. In: W. J. Lonner et. al. (Eds.), Online Readings in Psychology and Culture. 2,2 [pdf]. Bellingham: Center for Cross-Cultural Research, Western Washington University, p.3. Available at: https://doi.org/10.9707/2307-0919.1021 [Accessed 25.11.2017].

Trompenaars, F. (1997), Riding the Waves of Culture. 2. ed., London, Boston: Nicholas Brealey Publishing, p. 6.

 

https://www.teachingandlearning.ie/digital-badges/developing-intercultural-awareness/ (4.10.2018)

https://www.ijab.de/fileadmin/user_upload/documents/PDFs/IKUS-Werkstatt/IKUS-CD_IMPULSE.pdf (4.10.2018)

https://languages4work.eu/ (4.10.2018)